UMBRIA

SUPERFICIE:  8.456 Kmq

POPOLAZIONE E DENSITA’: 800.000 abitanti – 92 ab. per Kmq

L’Umbria, posta nel cuore d’Italia, con i suoi 8.456 km² di superficie (6.334 la provincia di Perugia e i restanti 2.122 quella di Terni) è una tra le più piccole regioni italiane e l’unica a non avere confini esterni, terrestri o marittimi. È anche l’unica regione dell’Italia peninsulare a non essere bagnata dal mare. Confina ad est ed a nord-est con le Marche, ad ovest e nord-ovest con la Toscana ed a sud e sud-ovest con il Lazio.

Stemma

« La Regione ha un proprio gonfalone, una bandiera ed uno stemma, raffiguranti in sintesi grafica i tre Ceri di Gubbio. »(Art.3, c.3 dello Statuto regionale)

Costituito con legge regionale del 30 ottobre 1973, lo stemma della Regione dell’Umbria si riferisce alla manifestazione della Festa dei Ceri, tra le più antiche della regione. Il simbolo è stato scelto a rappresentare l’intera regione in quanto comprende in sé vari valori caratteristici della sua storia e cultura, come quelli religioso e civile, pre cristiano e cristiano, antico e moderno, agrario e urbano. Nello stemma i tre ceri sono di colore rosso, delimitati da strisce bianche, in campo argento di forma rettangolare

Geografia

Il territorio è prevalentemente montuoso (per il 53%) e collinare (41%) e presenta un’esigua porzione di territorio pianeggiante (6%)[2]. La regione offre una grande varietà di caratteri morfologici e paesaggistici attraverso il susseguirsi di vallate, catene montuose, altipiani e pianure, che costituiscono la caratteristica geografica dominante.

Geografia antropica

L’Umbria fino al 1927

Il territorio umbro fu diviso, negli anni ’70, in 12 comprensori, all’interno di ciascuno dei quali si osserva un certo grado di omogeneità a livello geografico-orografico, linguistico-dialettale e turistico. Essi sono[3]:

Circondari

I comprensori furono poi ridotti a 3 o 5 grandi comprensori o circondari. I 3 circondari sono:

  • Perugino
  • Foligno-Spoleto-Valnerina
  • Ternano

DETTAGLI

L’Umbria è l’unica regione dell’Italia peninsulare che non sia bagnata dal mare: il suo territorio è quasi interamente montuoso con ripide montagne al confine con le Marche e con morbide ondulazioni collinari che intersecano tutta la vallata percorsa dal Tevere.

La catena appenninica prende il nome di Appennino Umbro-Marchigiano e digrada rapidamente ad occidente verso la valle del Tevere.

La sezione più elevata è quella meridionale che comprende i Monti Sibillini culminanti con il Monte Vettore a 2476 mt, che tuttavia si trova quasi interamente nelle Marche; anche le altre cime più elevate dell’Appennino si trovano nel territorio marchigiano.

I fianchi delle montagne sono molto ripidi e interrotti da profonde valli mentre le cime dei monti sono spesso arrotondate o spianate.

Il solco segnato in parte dalla valle del Tevere e in parte dalla Valle Umbra, attraversata dal Topino, dal Chiascio e dal Clitunno, divide la sezione appenninica da un’altra serie di rilievi che si estendono fino ai confini occidentali della regione: è questa la sezione umbra dell’Antiappennino che si presenta con cime dolci e arrotondate.

Fra i rilievi dell’Appennino e dell’Antiappennino si aprono vaste aree pianeggianti il cui fondo era occupato, in tempi remoti, da bacini lacustri; col passare del tempo questi bacini furono in parte colmati dai detriti trasportati dai fiumi ed oggi il loro fondo si presenta di solito quasi perfettamente piano e circondato da colline. Il più ampio bacino è quello della Valle Umbra che, compresa tra Foligno e Spoleto, è percorsa dal Topino e dal Clitunno, e presenta il paesaggio più suggestivo della regione.

Sul suo fianco orientale s’innalza ripido, con i suoi 1290 metri di altezza, il mondo Subasio, sui cui crinali si susseguono una serie di cittadine ricche di ricordi storici e di tesori d’arte: Assisi, Spello, Foligno, Spoleto.

L’altro grande bacino intermontano è la valle percorsa dal Tevere o Valle Tiberina, stretta al suo inizio, presso Città di Castello, poi sempre più ampia fino a Todi.

Le altre conche sono la conca di Norcia, di Cascia, di Gualdo Tadino e di Terni.

Benche’ sia, per estensione,una delle regioni più piccole d’Italia, tuttavia l’Umbria è ricca di storia.

La sua posizione centrale ne ha fatto una terra di transito obbligato soprattutto in direzione Roma.

Fin dall’età della pietra, l’Umbria sembra essere stata con i suoi abitanti, la progenitrice delle genti italiche.

Gli arnesi preistorici trovati in Umbria, per lo più a forma di amigdala, consistono in schegge litiche mousteriane, e provengono dai giacimenti a terrazze del bacino del Tevere e dei suoi affluenti. Resti di stazioni di superficie furono portati alla luce a Torbidone e ad Abeto presso Norcia e consistono in alcuni oggetti con caratteristiche del Paleolitico superiore e in altri tipici del Neolitico e dell’Eneolitico.

Al Paleolitico superiore appartiene il livello inferiore delle caverne dette «Tane del Diavolo» presso Parrano (Orvieto); all’Eneolitico un sepolcro di Poggia Aquilone (Marsciano); alla prima civiltà del ferro vanno ricondotti i sepolcreti di Monteleone di Spoleto e delle acciaierie di Terni.

Anticamente ricca di corsi d’acqua e di amena vegetazione, l’Umbria è stata meta di numerose migrazioni che hanno origine fin dal Paleolitico. Popolazioni provenienti dal nord o stanziali, hanno abitato questa regione posta al centro dell’Italia, in posizione favorevole per scambi commerciali e traffici di diverso genere.

In età del ferro gli Umbri, popolo di origine indoeuropea, occupavano la sponda orientale mentre gli Etruschi, popolo probabilmente più “giovane” rispetto agli Umbri, occupavano la parte occidentale. L’antica divisione, che sfociò spesso in aperto antagonismo, fra i due popoli è ancora testimoniata dalle tracce storiche, culturali, etniche e urbanistiche delle due zone. Nelle importantissime Tavole Eugubine, risalenti al II sec. a.C. e redatte in Latino ed Etrusco, è contenuta una fondamentale testimonianza della superiorità politica e religiosa di cui godevano nel VII sec. a.C. le città etrusco-tiberine (Orvieto e Perugia).

dopo un secolo di lotte, nel 308. a.C. furono però i Romani ad imporsi contemporaneamente sulle due popolazioni, conquistando l’intera regione e soffocando un vano tentativo di difesa armata attuato da Umbri e Etruschi con i loro alleati Galli e Sanniti.

Nel 299 a.C. i Romani fondarono la colonia di Narni, mentre nel 241 a.C. fu la volta di Spoleto. Grazie alla tolleranza con cui trattarono le popolazioni locali, i Romani si assicurarono la lealtà di queste quando si rese necessario fermare l’avanzata di Annibale nel 217 a.C.

Grande fattore di sviluppo per la regione fu la costruzione, sempre ad opera dei Romani, della via Flaminia, che collegava Roma all’alto Adriatico, risalendo la valle tiberina. Un nuovo focolaio di rivolta però divampo a seguito di malcontenti legati alla distribuzione agraria delle terre destinate ai veterani di Cesare e Ottaviano. Nel 40 a.C. Ottaviano fu costretto ad assediare e distruggere Perugia, per poi curarne la ricostruzione.

Sotto Augusto l’Umbria visse un periodo di grande prosperità culturale e economica. Alcune zone furono bonificate, altre furono elette a residenza di ricchi patrizi, che vi insediarono grandi latifondi. Attorno alle centuriazioni, sorsero borghi e le città si arricchirono di grandi opere pubbliche.

In epoca tardo antica, sotto Diocleziano, una riforma voluta dall’imperatore dissolse il confine naturale del Tevere tra Etruria e Umbria, costituendo un’unica regione chiamata Tuscania.

Caduto l’Impero romano, in una temperie di generale degenerazione e depauperamento delle terre e dell’economia, l’Umbria fu oggetto di conquista di Visigoti e Ostrogoti. Devastata gravemente nei primi secoli del M. E. dalle invasioni barbariche, la regione fu, a partire dalla fine del sec. VI, divisa in due parti, una longobarda, che formò il ducato di Spoleto, e una bizantina, costituita dal ducato perugina, via di comunicazione tra l’Esarcato e la Pentapoli da una parte e il ducato romano dall’altra.

Il bizantino Narsete conquistò una terra ormai afflitta da abbandono, distruzione e povertà.

Poi l’Umbria fu oggetto di conquista di Longobardi; questi, movendo dalla Pannonia, una regione che corrisponde più o meno all’attuale Ungheria, dilagarono nella pianura padana e poi verso l’Italia centrale e meridionale.

Eletta Pavia sede dei re, i vari capi si divisero i restanti territori chiamandoli ducati: tra questi ebbe particolare importanza quello di Spoleto    , una piccola città che, già centro umbro e poi romano, si trovò a dominare non solo su tutta l’Umbria, ma anche su buona parte delle Marche e dell’Abruzzo.

Sconfitti i Longobardi, Carlo Magno confermò la donazione di queste terre al Papato, donazione fatta in precedenza da Pipino. Dappertutto fiorirono castelli, monasteri e borghi fortificati che ancora oggi costituiscono il vanto della Regione.

Rocche e fortezze resero la zona, ormai senza alcun valore economico e commerciale, estremamente importante dal punto di vista militare.

L’ambiguità della donazione di Pipino però porto presto allo scontro fra Papato e Impero.

Nel 1155 Spoleto resistette strenuamente a Federico Barbarossa e fu rasa al suolo.

In epoca comunale, Innocenzo III e i suoi vescovi tentarono di recuperare il dominio su una terra ormai sotto il solido controllo dei comuni, dando adito ad aspri scontri fra città guelfe e città ghibelline. I Guelfi erano principalmente costituiti dai ricchi mercanti che, per continuare i loro traffici, necessitavano del sostegno ecclesiastico. Perugia fu città di grandi tradizioni guelfe, dato che era l’unica a poter vantare interessi commerciali che travalicavano i confini regionali. Ghibellina fu invece Foligno e gli esponenti della sua aristocrazia, legata da sempre all’Imperatore.

Nel 1244 il Papato consolidò il suo potere facendo leva proprio sull’importante comune di Perugia e la regione conobbe un altro periodo di fioritura economica e culturale.

A partire dal XIV sec. però, la difficoltà a reggere la concorrenza commerciale delle città toscane e marchigiane affacciate sul mare e diverse tensioni sociali fecero sì che in molte città presero piede le Signorie. Contemporaneamente sorgevano in Umbria le prime signorie locali e vi intervenivano altri potentati italiani, come Gian Caleazzo Visconti (1400); nessuno però riuscì a creare un dominio vasto e saldo In questo periodo non furono poche le ribellioni contro il potere dei Papi e nella prima metà del XV il Signore di Perugia Braccio da Montone sottomise le città di Foligno, Todi, Assisi e giunse fino a Roma. Morto Braccio nel 1424, Lo spirito autonomistico della regione venne definitivamente domato nel 1540 dal Papa Paolo III  e la Chiesa iniziò la riconquista dell’Umbria, restaurando il suo potere su Perugia nel 1540. Solo Gubbio rimase nelle mani del Duca di Urbino.

Il potere pontificio fu interrotto dagli eserciti di Napoleone, a cui si deve l’unione dell’Umbria alla Repubblica romana (1798) e la successiva annessione all’impero nel 1808, con il nome di dipartimento del Trasimeno. Restaurato il governo papale nel 1814, il dominio pontificio, dopo aver fatto parte, durante il periodo napoleonico dell’impero francese, nel 1831 la regione partecipò attivamente ai moti liberali delle Romagne e nel 1849 aderì alla repubblica romana. Dopo l’occupazione delle truppe austriache, un moto antipontifìcio, scoppiato a Perugia nel 1859, venne crudelmente represso. L’Umbria fu così ridotta ad una semplice provincia dei territori della Chiesa fino al 1860, quando fu incorporata dalle truppe piemontesi di Vittorio Emanuele II nel neonato stato italiano, dopo il plebiscito, facendola ritornare alla sua originaria identificazione storico-territoriale romana come regione Umbria. Dopo l’unità, e più marcatamente nei primi cinquant’anni del XX secolo, vide rafforzarsi quella bipartizione che l’aveva contraddistinta sin dai tempi dei romani: una parte rimase caratterizzata dalla persistenza dell’economia agricola e dal rilievo culturale della capitale, Perugia; l’altra, con epicentro a Terni, fu segnata dalla diffusione delle fabbriche legate al settore dell’industria pesante.

Posta quasi al centro della penisola, senza alcun contatto con il mare, percorsa da una serie di colline e di montagne che impediscono ai venti che spirano dal Tirreno di mitigare le temperature, l’Umbria ha quasi ovunque un clima continentale. Il clima della regione è di tipo mediterraneo sublitoraneo.

Le estati sono molto calde e afose, soprattutto nelle conche intermontane e afose, soprattutto nelle conche intermontane dove non spira un alito di vento che possa in parte mitigare la calura estiva.

D’inverno le temperature si abbassano notevolmente e la neve copre per lunghi periodi non solo le cime dei rilievi ma anche le ampie conche interne.

Le precipitazioni sono frequenti nel periodo autunno-inverno nella zona appenninica; clima più asciutto si ha invece nelle conche dove la siccità estiva si prolunga per molti mesi.

L’appellativo “VERDE”, dato all’Umbria per l’estendersi dei boschi e degli uliveti che ricoprono gran parte dei rilievi, è ancora oggi appropriato; percorrendo infatti questa regione si ha l’impressione di essere immersi in un mare di verde: boschi di castagno, di querce, e più in alto foreste di faggi, di abeti e di betulle rivestono le pendici dei monti.

Nelle colline accanto ai boschi di lecci, di noci, di pini, si estendono i campi coltivati e quasi ovunque secolari olivi che con le loro chiome argentee caratterizzano tutto il paesaggio umbro.

Le temperature medie annue sono generalmente comprese fra gli 11,5° di Norcia ed i 15° di Terni passando per i 13,5° di Perugia e Spoleto ed i 14° di Orvieto. L’altitudine gioca un ruolo importante: Norcia, a 604 m.s.m. ha una temperatura media del mese più freddo (Gennaio) di circa 2° mentre Perugia (493 m.s.m.) e Spoleto (396 m.s.m.) presentano valori di quasi 3° superiori (Perugia 4,9°). Terni è sicuramente la città umbra che vanta il clima invernale più mite (6° circa). Le temperature medie del mese più caldo (Luglio) variano fra i 21° circa di Norcia e i 25° circa di Terni (Perugia: 23,2°), ma con picchi che superano i 40° nella Valle Umbra. Le precipitazioni sono per lo più comprese fra gli 800 ed i 1.200 mm (Perugia: 893 mm.), ma sono ripartite in un numero di giorni piuttosto limitato: fra gli 80 ed i 100.

Le precipitazioni che cadono abbondanti sui rilievi dell’Appennino danno origine a una numerosa serie di piccoli fiumi e torrenti, la maggior parte dei quali, dopo un percorso più o meno lungo e tortuoso, riversano le loro acque nel Tevere.

Il Tevere costituisce ill maggior fiume della regione; entra in territorio umbro presso Città di Castello, riceve le acque dal Nestore e, proseguendo poi nell’ampia Valle Tiberina, riceve il Topino, la Nera e il Paglia-Chiani.

Dopo 210 Km di percorso in Umbria, esce dalla regione presso la città laziale di Orte.

Nei pressi di Terni la Nera riceve le acque del Velino attraverso la celebre  Cascata delle Marmore, un salto d’acqua di 165 mt, sfruttato per la produzione di energia idroelettrica.

La cascata è artificiale e fu creata nell’epoca romana per dare uno sbocco alle acque del velino che impaludavano tutta la zona di Rieti.

Affluente del Topino è un altro celebre fiume, il Clitunno le cui limpide e pure sorgenti, preso le quali si abbeveravano i buoi destinati in sacrificio agli dei, affiorano fra boschi di salici e di pioppi in un paesaggio suggestivo.

In Umbria si trova il lago più vasto dell’Italia peninsulare, il Lago Trasimeno che per estensione è il quarto d’Italia dopo i laghi di Garda, Maggiore e di Como.

Questo vasto specchio d’acqua offre un paesaggio dolce e sereno con le sue rive basse, coperte di vegetazione, in mezzo alle verdi colline umbre.

Il “Perugino” può a volte essere separato dall'”Alta Valtiberina”, mentre il “Ternano” può essere separato dall'”Orvietano”.

Parchi naturali

I parchi naturali regionali in Umbria sono sei, dei quali cinque in provincia di Perugia ed uno in provincia di Terni. Nella fattispecie sono il Parco del monte Cucco, il Parco del monte Subasio, il Parco del Lago Trasimeno, il Parco di Colfiorito, il Parco fluviale del Tevere ed il Parco fluviale del Nera. A questi va aggiunto il Parco nazionale dei Monti Sibillini che è condiviso con la regione delle Marche, dove ha sede l’ente parco.

Nel 2006 i nati sono stati 7.822 (9,0‰), i morti 9.518 (10,9‰) con un incremento naturale di -1.696 unità rispetto al 2005 (-1,9‰). Le famiglie contano in media 2,5 componenti. Il 31 dicembre 2006 su una popolazione di 872.967 abitanti si contavano 63.861 stranieri (7,3%).

Nel Museo archeologico nazionale dell’Umbria e al Museo “Claudio Faina” di Orvieto sono conservati numerosi reperti preistorici che attestano come l’Umbria cominciò ad essere abitata già dal paleolitico. In particolare la statuetta, nota come “Venere del Trasimeno”, rinvenuta nei pressi del lago Trasimeno è risalente al paleolitico superiore. A Poggio Aquilone di San Venanzo (TR) è stata rinvenuta una tomba appartenente al neolitico superiore. Le “Tane del Diavolo” di Parrano (TR), complesso carsico alle pendici del Monte Peglia, costituiscono uno dei più interessanti siti archeologici della preistoria umbra. Abitate sin Paleolitico Superiore, i reperti archeologici rinvenuti al loro interno a partire dai primi scavi del Calzoni (attorno agli anni Trenta), testimoniano la presenza di una notevole industria litica. Al periodo di transizione dall’età del bronzo a quella del ferro è riferibile il sepolcreto di Monteleone di Spoleto, famoso soprattutto per aver riportato alla luce lo splendido carro bronzeo laminato d’oro, oggi conservato al Metropolitan Museum di New York.

L’Umbria mistica nasce con quello che sarà il fondatore del monachesimo: san Benedetto da Norcia (480-547). I monasteri da lui creati hanno fatto la storia e la cultura della religiosità. In Umbria i monasteri più importanti sono San Pietro, a Perugia, Sassovivo, nei pressi di Foligno, Santa Maria di Valdiponte, a Montelabbate vicino a Perugia, San Benedetto del monte Subasio, nei pressi di Assisi, San Salvatore di Monte Corona e l’abbazia di Petroia, nei pressi di Città di Castello.

Nel XIII secolo ad Assisi nacquero due figure importanti per il cattolicesimo: san Francesco (1182-1226) e santa Chiara. Gli splendidi affreschi di Giotto, Cimabue, Lorenzetti e Simone Martini, presenti nella basilica assisana, fanno ben comprendere la potenza della religiosità medioevale e il fervore mistico del tempo. A Todi, nella cripta della chiesa di San Fortunato, riposa Jacopone da Todi, seguace di san Francesco.

Ai monasteri benedettini e francescani si aggiunge la basilica e il monastero di santa Rita a Cascia, mentre a Terni troviamo la basilica dedicata a san Valentino, vescovo ternano decapitato a Roma nel 273. Vanno infine citati san Rinaldo di Nocera Umbra, sant’Ubaldo di Gubbio, san Feliciano di Foligno, e ancora la beata Angela da Foligno, santa Chiara da Montefalco, e san Rufino di Assisi. Meritano una citazione anche Madre Speranza, fondatrice dell’ordine dei “Figli e ancelle dell’Amore Misericordioso”, sepolta a Collevalenza di Todi, e la beata Vanna da Orvieto, protettrice delle sarte e delle lavoranti dell’ago.

Chiese romaniche, cattedrali gotiche, basiliche ed antichi palazzi stanno ancor oggi a testimoniare la grande produzione artistica che, dal XII al XVI secolo, diede all’Umbria capolavori immortali. Sull’onda del grande fervore religioso, impresso soprattutto dagli ordini mendicanti, gli artisti da tutte le parti d’Italia vennero nella regione a lavorare, facendo scuola con le loro opere straordinarie. Ma una disciplina, in particolar modo, segnò il trionfo artistico dell’Umbria: la pittura.

L’ Umbria può contare su un buona quantità di strade e linee ferroviarie, che la raccordano con le vicine regioni e con importanti città come Roma e Firenze.

Lo sviluppo economico-industriale che, nelle altre regioni d’Italia, ha dato luogo a fenomeni come l’esodo dalle campagne, in Umbria ha avuto un effetto meno evidente.Oggi l’economia della regione basa la sua forza su quattro comparti specifici: industria, artigianato, agricoltura e turismo.

Il confronto tra il dato regionale e il dato nazionale, espressi in termini percentuali, evidenzia una maggiore incidenza nell’economia regionale, rispetto alla media nazionale, del settore delle costruzioni e degli altri servizi, tra i quali sono compresi i servizi della Pubblica Amministrazione, della Sanità e dell’Istruzione.

L’Umbria, considerando il PIL pro capite, risulta inoltre la regione meno sviluppata dell’Italia centrale, con differenze sostanzialmente negative a confronto con tutte le regioni confinanti. Tuttavia, fa ben sperare per il futuro la recente crescita che, attestandosi al 2,3% del PIL per l’anno 2007[6], risulta la più alta d’Italia, superiore anche a quella del nordest, tradizionale motore economico della penisola.

Numerosissime sono le manifestazioni che si svolgono, soprattutto in estate, in molti centri dell’Umbria. Questi appuntamenti, alcuni noti anche a livello internazionale, fanno convergere nella regione turisti da tutto il mondo. Il folklore fornisce le chiavi per decifrare i frammenti del retaggio storico tramandato dalla memoria popolare e questo passato si esprime, oggi, anche con manifestazioni, mostre, rappresentazioni teatrali, festival e spettacoli musicali.

Manifestazioni culturali

Come in ogni altra regione, anche i vari Comuni dell’Umbria, nel corso dell’anno, propongono piccole o grandi manifestazioni culturali che spaziano dalla musica al teatro. Alcune sono riferibili a livello locale ma altre assumono valenza nazionale ed internazionale.

L’Umbria, pur essendo una regione piccola ha, in proporzione ad altre regioni, un grande numero di persone che praticano – in maniera agonistica o amatoriale – un’attività sportiva. In particolare i giovani sono dediti, durante il loro tempo libero, a frequentare palestre o palazzetti, svolgendo gli allenamenti che li prepareranno ad affrontare le gare proposte dalle varie Federazioni sportive, a seconda dello sport scelto. Da un’indagine condotta nel 2002 tra gli studenti delle scuole medie superiori dell’Umbria, è risultato che l’89,1% dei giovani pratica almeno 2 volte alla settimana un’attività sportiva, e quasi il 60% almeno 3 volte la settimana (i ragazzi praticano sport in proporzione maggiore alle ragazze, che, all’opposto, risultano essere più sedentarie). L’attività sportiva più diffusa fra la popolazione giovanile è il calcio (38,7%); percentuali di gran lunga inferiori, ma comunque di una certa rilevanza, sono raggiunte dal nuoto (16,8%) e dalla pallavolo (13,3%). Agli ultimi posti della classifica si trovano l’atletica leggera (2,2%) e gli sport di combattimento, come la boxe, il kickboxing (2,5%) e le arti marziali (4,8%).

Ma l’Umbria non è solo terra di sport “classici”. Sono presenti numerose attività motorie e ricreative in difesa dell’ambiente e per la promozione turistica, ovvero le attività motorie “ecologiche” come, ad esempio, i percorsi botanici, la pesca, l’escursionismo, i percorsi archeologici, il birdwatching, l’orienteering o corsa di orientamento, il cicloturismo, il trekking o escursionismo, l’alpinismo, la speleologia, il windsurf, la canoa, l’equitazione e lo sci.

Mass media

Come evidenziato dal Quinto Rapporto Censis-UCSI sulla comunicazione in Italia 2005, nonostante quello che si ritenga, cresce il consumo dei media, un consumo molto vario a seconda del genere e delle generazioni. Anche l’Umbria, pur essendo una piccola regione, non è esente da questo trend positivo, tanto è vero che, solo nel 2007, sono apparsi sulla piazza due nuovi quotidiani, che hanno subito preso piede tra i lettori umbri. Cresce anche l’uso (e l’utilizzo) di Internet quale mezzo di informazione, mentre la radio ha notevolmente aumentato il successo di pubblico. Unico lato negativo sono le televisioni che fanno fatica a reggere allo strapotere dei network nazionali e all’aumento di pubblico che preferisce la tv satellitare.