La località dove è ubicata la necropoli, prende il nome da un crocifisso cinquecentesco scolpito nel tufo e conservato in una cappellina sottostante la zona di San Giovenale.

I primi scavi ottocenteschi restituirono reperti notevolissimi, purtroppo dispersi nei vari musei esteri; alcuni sono presenti presso il  Museo Faina di Orvieto.

I ritrovamenti nella zona risalgono alla fine del Settecento, in occasione dei lavori per la via Cassia Nuova.

La necropoli (formata da serie di piccole tombe a camera)  fornisce preziosi elementi per la conoscenza dell’impianto urbano antico tra il VI e il III sec.a.C.; la sua organizzazione urbanistica, presenta  una planimetria regolare e strade impostate su assi ortogonali.

Si pensa che i costruttori  della necropoli avrebbero  proceduto a una divisione in lotti dell’area, in funzione di una strada principale già esistente o tracciata; le altre strade che si intersecano ad assi ortogonali, abbastanza regolari.

Le costruzioni create con blocchi di tufo recano sugli architravi il nome del defunto, sono raggruppate in “isolati” e costituite da camere a pianta rettangolare.

La porta di accesso era chiusa da un lastrone di tufo interno e poggiava di solito sul terzo gradino che scende all’ingresso e batteva in alto contro il terzo architrave interno.

All’interno si trovano le banchine per la deposizione dei defunti, di solito due: una lungo la parete di fondo e una lungo una parete laterale.