L’arte in Umbria. Se la diffusione del Cristianesimo dai centri urbani alle campagne promosse uno sviluppo dell’edilizia religiosa assolutamente straordinario sia per consistenza quantitativa che per capillarità di diffusione, ancor più evidente è, a cavallo tra XII e XIII secolo, l’affermarsi della civiltà romanica, che ad Assisi, Narni, Todi e Spoleto annovera i centri più vitali.
Con il consolidarsi dei nascenti poteri comunali e con il ruolo sempre più evidente degli Ordini mendicanti, la cultura romanico-gotica trova modo di irrompere sulla scena urbana: palazzi pubblici e chiese conventuali caratterizzano le città umbre in misura assolutamente riconoscibile e riflettono visibilmente i nuovi equilibri politici e sociali delle città. A partire dalla metà del Trecento, la restaurazione del dominio pontificio ebbe la sua più concreta manifestazione nell’edificazione di un complesso sistema di fortificazioni che con la loro imponente mole caratterizzano ancora centri come Spoleto, Narni, Assisi.
E se l’aspro conflitto tra potere pontificio e singole realtà comunali si tradusse da un lato in guerre e sottomissioni, dall’altro offrì spazio al sorgere del potere signorile delle famiglie Baglioni, Fortebracci, Trinci, Malatesta e Vitelli, spesso responsabili di episodi di grande munificenza e di sollecita adesione all’imperante gusto delle corti italiane.