ANGELO da Gualdo Tadino, patrono di Gualdo Tadino, nato a Casale nel 1270 da famiglia contadina, morto a Gualdo Tadino il 15 gennaio 1324. Rimasto presto orfano di padre e quindi di madre, manda faticosamente avanti il piccolo nucleo familiare. Dolce e altruista, si preoccupa dei ragazzi più poveri di lui per sfamare i quali rinunciava al suo pane.

Secondo la leggenda, dopo un acceso diverbio con la madre perché lui sottraeva il pane da casa per darlo ai poveri, Angelo la maledice e va a lavorare nei campi. La sera, al ritorno, trova la madre morta. Sopraffatto dal rimorso va pellegrino al monastero di San Giacomo, in Spagna. Al ritorno si fa monaco presso l’Abbazia di San Benedetto a Gualdo Tadino, dove resta qualche tempo. Presto però sente l’esigenza di vivere in stretto contatto con Dio ed ottiene il permesso di condurre una vita eremitica presso l’eremo detto di Capodacqua dove resterà fino alla morte.

Si racconta che al passaggio della salma di Angelo, lungo la strada che conduceva al convento di San Benedetto, le siepi di biancospino e i campi di lino fiorirono miracolosamente. La prodigiosa fioritura delle siepi di biancospino la notte del 14 gennaio (che si coprono di numerosi germogli nonostante le basse temperature della stagione invernale) si ripete ancora oggi lungo il percorso effettuato dal feretro del beato durante i funerali, dall’eremo dei cappuccini a Capodacqua, fino al rione Biancospino.