STORIA

Benche’ sia, per estensione,una delle regioni più piccole d’Italia, tuttavia l’Umbria è ricca di storia.

La sua posizione centrale ne ha fatto una terra di transito obbligato soprattutto in direzione Roma.

Fin dall’età della pietra, l’Umbria sembra essere stata con i suoi abitanti, la progenitrice delle genti italiche.

Gli arnesi preistorici trovati in Umbria, per lo più a forma di amigdala, consistono in schegge litiche mousteriane, e provengono dai giacimenti a terrazze del bacino del Tevere e dei suoi affluenti. Resti di stazioni di superficie furono portati alla luce a Torbidone e ad Abeto presso Norcia e consistono in alcuni oggetti con caratteristiche del Paleolitico superiore e in altri tipici del Neolitico e dell’Eneolitico.

Al Paleolitico superiore appartiene il livello inferiore delle caverne dette «Tane del Diavolo» presso Parrano (Orvieto); all’Eneolitico un sepolcro di Poggia Aquilone (Marsciano); alla prima civiltà del ferro vanno ricondotti i sepolcreti di Monteleone di Spoleto e delle acciaierie di Terni.

Anticamente ricca di corsi d’acqua e di amena vegetazione, l’Umbria è stata meta di numerose migrazioni che hanno origine fin dal Paleolitico. Popolazioni provenienti dal nord o stanziali, hanno abitato questa regione posta al centro dell’Italia, in posizione favorevole per scambi commerciali e traffici di diverso genere.

In età del ferro gli Umbri, popolo di origine indoeuropea, occupavano la sponda orientale mentre gli Etruschi, popolo probabilmente più “giovane” rispetto agli Umbri, occupavano la parte occidentale. L’antica divisione, che sfociò spesso in aperto antagonismo, fra i due popoli è ancora testimoniata dalle tracce storiche, culturali, etniche e urbanistiche delle due zone. Nelle importantissime Tavole Eugubine, risalenti al II sec. a.C. e redatte in Latino ed Etrusco, è contenuta una fondamentale testimonianza della superiorità politica e religiosa di cui godevano nel VII sec. a.C. le città etrusco-tiberine (Orvieto e Perugia).

dopo un secolo di lotte, nel 308. a.C. furono però i Romani ad imporsi contemporaneamente sulle due popolazioni, conquistando l’intera regione e soffocando un vano tentativo di difesa armata attuato da Umbri e Etruschi con i loro alleati Galli e Sanniti.

Nel 299 a.C. i Romani fondarono la colonia di Narni, mentre nel 241 a.C. fu la volta di Spoleto. Grazie alla tolleranza con cui trattarono le popolazioni locali, i Romani si assicurarono la lealtà di queste quando si rese necessario fermare l’avanzata di Annibale nel 217 a.C.

Grande fattore di sviluppo per la regione fu la costruzione, sempre ad opera dei Romani, della via Flaminia, che collegava Roma all’alto Adriatico, risalendo la valle tiberina. Un nuovo focolaio di rivolta però divampo a seguito di malcontenti legati alla distribuzione agraria delle terre destinate ai veterani di Cesare e Ottaviano. Nel 40 a.C. Ottaviano fu costretto ad assediare e distruggere Perugia, per poi curarne la ricostruzione.

Sotto Augusto l’Umbria visse un periodo di grande prosperità culturale e economica. Alcune zone furono bonificate, altre furono elette a residenza di ricchi patrizi, che vi insediarono grandi latifondi. Attorno alle centuriazioni, sorsero borghi e le città si arricchirono di grandi opere pubbliche.

In epoca tardo antica, sotto Diocleziano, una riforma voluta dall’imperatore dissolse il confine naturale del Tevere tra Etruria e Umbria, costituendo un’unica regione chiamata Tuscania.

Caduto l’Impero romano, in una temperie di generale degenerazione e depauperamento delle terre e dell’economia, l’Umbria fu oggetto di conquista di Visigoti e Ostrogoti. Devastata gravemente nei primi secoli del M. E. dalle invasioni barbariche, la regione fu, a partire dalla fine del sec. VI, divisa in due parti, una longobarda, che formò il ducato di Spoleto, e una bizantina, costituita dal ducato perugina, via di comunicazione tra l’Esarcato e la Pentapoli da una parte e il ducato romano dall’altra.

Il bizantino Narsete conquistò una terra ormai afflitta da abbandono, distruzione e povertà.

Poi l’Umbria fu oggetto di conquista di Longobardi; questi, movendo dalla Pannonia, una regione che corrisponde più o meno all’attuale Ungheria, dilagarono nella pianura padana e poi verso l’Italia centrale e meridionale.

Eletta Pavia sede dei re, i vari capi si divisero i restanti territori chiamandoli ducati: tra questi ebbe particolare importanza quello di Spoleto    , una piccola città che, già centro umbro e poi romano, si trovò a dominare non solo su tutta l’Umbria, ma anche su buona parte delle Marche e dell’Abruzzo.

Sconfitti i Longobardi, Carlo Magno confermò la donazione di queste terre al Papato, donazione fatta in precedenza da Pipino. Dappertutto fiorirono castelli, monasteri e borghi fortificati che ancora oggi costituiscono il vanto della Regione.

Rocche e fortezze resero la zona, ormai senza alcun valore economico e commerciale, estremamente importante dal punto di vista militare.

L’ambiguità della donazione di Pipino però porto presto allo scontro fra Papato e Impero.

Nel 1155 Spoleto resistette strenuamente a Federico Barbarossa e fu rasa al suolo.

In epoca comunale, Innocenzo III e i suoi vescovi tentarono di recuperare il dominio su una terra ormai sotto il solido controllo dei comuni, dando adito ad aspri scontri fra città guelfe e città ghibelline. I Guelfi erano principalmente costituiti dai ricchi mercanti che, per continuare i loro traffici, necessitavano del sostegno ecclesiastico. Perugia fu città di grandi tradizioni guelfe, dato che era l’unica a poter vantare interessi commerciali che travalicavano i confini regionali. Ghibellina fu invece Foligno e gli esponenti della sua aristocrazia, legata da sempre all’Imperatore.

Nel 1244 il Papato consolidò il suo potere facendo leva proprio sull’importante comune di Perugia e la regione conobbe un altro periodo di fioritura economica e culturale.

A partire dal XIV sec. però, la difficoltà a reggere la concorrenza commerciale delle città toscane e marchigiane affacciate sul mare e diverse tensioni sociali fecero sì che in molte città presero piede le Signorie. Contemporaneamente sorgevano in Umbria le prime signorie locali e vi intervenivano altri potentati italiani, come Gian Caleazzo Visconti (1400); nessuno però riuscì a creare un dominio vasto e saldo In questo periodo non furono poche le ribellioni contro il potere dei Papi e nella prima metà del XV il Signore di Perugia Braccio da Montone sottomise le città di Foligno, Todi, Assisi e giunse fino a Roma. Morto Braccio nel 1424, Lo spirito autonomistico della regione venne definitivamente domato nel 1540 dal Papa Paolo III  e la Chiesa iniziò la riconquista dell’Umbria, restaurando il suo potere su Perugia nel 1540. Solo Gubbio rimase nelle mani del Duca di Urbino.

Il potere pontificio fu interrotto dagli eserciti di Napoleone, a cui si deve l’unione dell’Umbria alla Repubblica romana (1798) e la successiva annessione all’impero nel 1808, con il nome di dipartimento del Trasimeno. Restaurato il governo papale nel 1814, il dominio pontificio, dopo aver fatto parte, durante il periodo napoleonico dell’impero francese, nel 1831 la regione partecipò attivamente ai moti liberali delle Romagne e nel 1849 aderì alla repubblica romana. Dopo l’occupazione delle truppe austriache, un moto antipontifìcio, scoppiato a Perugia nel 1859, venne crudelmente represso. L’Umbria fu così ridotta ad una semplice provincia dei territori della Chiesa fino al 1860, quando fu incorporata dalle truppe piemontesi di Vittorio Emanuele II nel neonato stato italiano, dopo il plebiscito, facendola ritornare alla sua originaria identificazione storico-territoriale romana come regione Umbria. Dopo l’unità, e più marcatamente nei primi cinquant’anni del XX secolo, vide rafforzarsi quella bipartizione che l’aveva contraddistinta sin dai tempi dei romani: una parte rimase caratterizzata dalla persistenza dell’economia agricola e dal rilievo culturale della capitale, Perugia; l’altra, con epicentro a Terni, fu segnata dalla diffusione delle fabbriche legate al settore dell’industria pesante.