
Pietralunga ha origini preistoriche, testimonianze incontrovertibili sono alcuni resti trovani nel circondario tra i quali spiccano: ed il “Flauto su tibia umana”, (oggi si trova presso il Museo archeologico di Perugia), i vari “castellieri” sparsi nel territorio ed i ritrovamenti litici.
Il popolo Umbro fondò questo insediamento di Tufi.
Abitanti: 2.500 (Pietralunghesi)
Superficie Kmq: 140,24
Altezza s.l.m. 566 m
Distanza da Perugia: 55 Km
Prefissso: 075
C.A.P.: 06026Frazioni: Castel Guelfo, Colle Antico, San Biagio,San Faustino, Corniole.
Stazione Ferroviaria:
(EC.U. Ferrovia Centrale Umbra ad Umbertide) a 24 KmAutostrada del Sole (Firenze-Roma) uscita a Orte direzione per Perugia-Città di Castello; uscita ad Arezzo direzione Città di Castello-Perugia.
Giorni di mercato: venerdì
Pietralunga ha origini preistoriche, testimonianze incontrovertibili sono alcuni resti trovati nel circondario tra i quali spiccano: ed il “Flauto su tibia umana”, (oggi si trova presso il Museo archeologico di Perugia), i vari “castellieri” sparsi nel territorio ed i ritrovamenti litici.
Il popolo Umbro fondò questo insediamento di Tufi.
Nel periodo romano, Pietralunga fu conosciuta come il nome “Forum Julii Concupiensum”, ed era collocata nei pressi di Ca’Bartolla/San Vincenzo.
Del periodo romano sono arrivate ai giorni d’oggi i resti di ville, acquedotti, “fistulae acquariae”, monete e strade (diverticula) alcune con parti interamente basolati.
Con l’avvento del Cristianesimo si narra del martirio di San Crescenziano, (la storia sacra narra di questo legionario romano che uccise il drago alle porte di Tiferno l’attuale Città di Castello) messaggero della nuova religione, fu decapitato e sepolto nel luogo ove oggi sorge la Pieve de’ Saddi.
La Pieve de’ Saddi è la più antica chiesa della diocesi e fu costruita sopra i resti di un preesistente tempio pagano.
Durante le invasioni barbariche, Pietralunga (VI – VII sec.) fu ricostruita sull’odierno colle, col nome di “Plebes Tuphiae”, come testimoniano gli antichi documenti dell’epoca (Editti, Decreti imperiali e Bolle ponteficie).
Sempre in questo periodo è datata l’edificazione della Pieve di Santa Maria e della Rocca longobarda a pianta pentagonale (VIlI sec.).
Col passare dei secoli, il nome della città venne mutato in Pratalonga, per gli estesi pascoli che la circondavano.
Dall’ XI al XIV secolo, Pratalonga divenne Libero Comune e si dotò degli Statuti e del Catasto.
A questo periodo risale la Mannaia del boia, conservata dal 1334 presso la Cattedrale di Lucca.
Alla fine del XIV secolo, Pietralunga si alleò a Città di Castello, fino al 1817, anno in cui Pietralunga venne elevata al grado di Comune.
Nel 1860, Pietralunga entrò a far parte del Regno d’Italia.
Pietralunga ricorda ancora oggi gli oltre cento caduti alla prima guerra mondiale.
Nella seconda Guerra mondiale a Pietralunga venne creata la Brigata Proletaria d’Urto San Faustino, il punto di riferimento operativo della resistenza nell’alta Umbria.
Il Comune di Pietralunga, unico in Umbria, è decorato al Valor militare.
LA ROCCA – (Fortezza militare)
Iniziamo la visita da Piazza Fiorucci, difronte ai ruderi del Castello. Da qui possiamo ammirare i resti della porta d’accesso all’antico maniero, costruito in epoca longobarda, intorno all’VIII secolo d.C. come sede gastaldale e avanposto militare ed il torrione pentagonale d’avvistamento e di difesa, comunemente chiamato Rocca. La struttura è stata più volte modificata nel corso dei secoli. Originaria¬mente il piano di campagna del Castello si trovava all’altezza della porta di ingresso che, come si può notare, corrisponde a quella della Pieve di fronte; il livello odierno è dovuto a scavi e rimozioni, eseguiti nel volgere del tempo, per costruire nuovi edifici.
PALAZZO FIORUCCI
Alla nostra destra possiamo notare Palazzo FIORUCCI, costruito nel 1612, sopra le mura di cinta della città da Giovan Giacomo Fiorucci, detto il Magnifico e da suo fratello Don Orazio,Arciprete di Pietralunga. Il Palazzo è di proprietà privata. Sulla scorta delle notizie fornite dallo storico perugino Vittor Ugo Bistoni, è accertato che la casata Fiorucci ha avuto origine dalla campagna pietralunghese (Voc. Campo Collici della Frazione di Colleantico). La storia del cognome Fiorucci ha origine alla fine del 1400 quando, un certo Biagio di Meo, di nobile famiglia, cessò di vivere il 16 settembre del 1442, all’età di 41 anni, lasciando tre bambini in tenera età: Calorio di anni 6, Pinello di anni 3, Simone di 1 anno e sua moglie Fiammetta di Sante. La madre Fiammetta volendo dimostrare il grande amore che aveva per i suoi figli decise di commissionare il grande camino che si trovava nella casa di campo Colici, con scolpito il simbolo raffigurante i Tre Fiori, il cui gambo è stretto da una mano indubbiamente femminile. In quei tempi era costumanza delle ricche famiglie di Pietralunga, i Martinelli, i Felicchi, gli Urbani, far costruire camini nelle proprie abitazioni con tanto di stemmi. Qui non vi è dubbio che i Tre Fiori stanno a rappresentare, per Fiammetta, i suoi tre figli, tenuti uniti dall’affetto materno. In principio, a causa della simbologia dello stemma, Fiammetta, fu soprannominata “La Fioruccia”, poi in breve tempo tale soprannome si ingentilì in Fiorucci ed i tre fratelli lo assunsero come cognome della famiglia. Ciò avveniva attorno il 1510. La storia dei Fiorucci è stata ricostruita dallo storico Ugo Bistoni e pubblicata su due volumi, attualmente l’Associazione “Casata Fiorucci” si stà dedicando a finire il lavoro iniziato dallo storico Bistoni.
PALAZZO COMUNALE
Di fronte a Palazzo Fiorucci si erge il Palazzo COMUNALE sul portale del quale si può ammirare un altro stemma dei Fiorucci, proveniente dalla chiesetta di Colle Antico ed inseritovi circa cento anni fa. Questo Palazzo è stato edificato, sopra una parte del mastio della fortificazione longobarda, tra il 1498 e il 1502, su commissione di Mons. Giulio Vitelli, come sede di rappresentanza dell’ Arcipretura pietralunghese. Successivamente, dal secolo XVII°, venne utilizzato dal Sacro Ordine dei Cavalieri di Malta e fino al 1888, quando divenne sede del MUNICIPIO di Pietralunga. All’interno, nelle sale più importanti, sono conservati alcuni camini sui quali è scolpito lo stemma della famiglia Vitelli. I Vitelli furono storicamente la famiglia più importante di Città di Castello. Assunsero la Signoria della città nel XV e XVI secolo e la abbellirono con numerosi edifici, il loro dominio arrivava fino al nostro comune.
PIEVE DI SANTA MARIA
Sul fondo di Piazza Fiorucci si erge, maestosa, la Pieve di Santa Maria, la Chiesa parrocchiale di Pietralunga. Molti documenti attestano l’antichità della sua fondazione che si fa risalire intorno al VII°/VIII° ed il titolo, uno dei più antichi dell’ organizzazione ecclesiastica della Diocesi di Città di Castello, col quale l’Arciprete viene insediato “ab immemorabili” canonico “extra muros”, ne è la fedele testimonianza. L’odierna facciata della chiesa è il frutto di una sostanziale modificazione, eseguita ai primi del ‘900, che ha comportato l’abbattimento dell’abside per far posto a questa nuova entrata principale e la chiusura di quella originaria, che vedremo tra poco, sul retro della Pieve. All’interno, la chiesa si presenta a pianta rettangolare irregolare con un’unica navata, semplice e disadorna, interrotta solo da grossi costoni che sorreggono le volte ad ogiva. L’abside originaria era a forma circolare, rialzata rispetto al piano di calpestio e raggiungibile da una serie di scalini; è stata demolita, come abbiamo detto, per far posto alla nuova entrata. L’attuale presbiterio piatto e quadrato, è stato realizzato nell’area dell’antico ingresso. Sulla parete di destra della navata si può notare un affresco, interessante opera attribuita a Raffaellino del Colle, raffigurante il martirio di San Sebastiano, mentre all’interno del presbiterio è conservata la copia del Polittico di Ottaviano Nelli, illustre pittore eugubino del XV secolo, opera proveniente dalla Chiesa di S. Agostino, trasferita presso la Galleria Nazionale dell’Umbria.
• Il Campanile
Portandoci all’esterno per la porta laterale, si può notare la massiccia costruzione del campanile, realizzato nel 1933.
• La chiesa del Gonfalone
Di fronte all’entrata del Campanile si può vedere, oggi non più officiata, la chiesa del Gonfalone dove, nei secoli passati, venivano celebrati anche i Consigli generali della Comunità.
• Il Portale romanico
Fatto qualche passo più avanti, sulla destra, si possono ammirare il rosone superiore ed il bel portale romanico, che fino alla fine del 800, come abbiamo detto, l’ingresso principale della Pieve. Purtroppo, nel Luglio 1944, durante l’ultimo conflitto mondiale, una granata ha lesionato seriamente questa interessante opera d’arte, producendole irreparabili danni, visibili sul¬la parte superiore sinistra. Sul fianco destro, all’altezza di circa tre metri, un’iscrizione in caratteri gotici attesta la vetustà dell’edificio con le seguenti parole: CORRUIT HAEC PLEBS SUB CHRISTI MILLEDUCENTIS ET SEMPTEM DENIS ADIUNCTIS HIISQUE NOVENIS ET REPARATA FUIT SUB EODEM TEMPORE CHRISTI HUIUS RECTOR ERAT UGOLINUS NOMINE DICTUS
(Crollo questa Pieve nel 1279, e fu subito riparata in tempo in cui era Arciprete Ugolino)PALAZZO DEL CAPITANO DEL POPOLO
Proseguendo per il nostro itinerario, oltrepassato il giardino della Canonica, a destra sorge il Palazzo del Capitano del Popolo, edificato nei primi anni del’ 400, dove avevano sede il Capitano giusdicente, il Governo della cittadella ed il Tribunale civile e penale. Nei fondi a piano terra erano collocate le patrie galere. Nella parte posteriore del palazzo, recentemente restaurate e ben con¬servate, si possono ammirare le antiche mura castellane che cingevano tutto intorno. Le scalette di Via Santa Maria. Scendendo le scalette di Via Santa Maria, la cui originaria realizzazione risale al 1599, che collegano la parte superiore della cittadella alla via sottostante, ci troviamo in pieno centro storico, nell’odierno Corso Matteotti (già Via della Banca), fulcro delle attività commerciali ed artigianali della città fino agli anni cin¬quanta.
PALAZZI SIGNORILI (Corso Matteotti)
Proseguendo, a destra, ci troviamo di fronte a palazzi delle famiglie più facoltose e nobili che hanno costituito una parte importante della storia di Pietralunga:
– La casa dei “Felicchi” e dei “Bonari” con gli stemmi del Beato Buccio Bonori †nato a Pratalonga nel 1323 Giurisperito (esperto di diritto, che da pareri su determinate questioni) gli venne affidato l’incarico di amministrare la giustizia presso il tribunale locale. I priori e il consiglio del popolo lo invitarono a risolvere gravi questioni giudiziarie a Città di Castello. Divenne Vescovo famoso nella sua epoca (XIV ° sec.) (4 maggio 1358 – 26 agosto 1374), gli venne anche assegnato il caso di risolvere le controversie tra guelfi e ghibellini. L’arma dei Felicchi è lo stemma con i leoni e la croce. Negli altri vi è il pastorale e il mitria.
– La casa degli “Urbani” con la relativa scritta sul portale “ab Urbanis Urbana semper”
– La casa dei “Martinelli”, una complessa ed elegante costruzione posta ad angolo tra Corso Matteotti e Via S. Agostino.PORTA DEL CASSINO
Girando a destra e fatti alcuni passi in avanti si scorge Porta del Cassino, così chiamata perché, fungendo anche da posto di guardia, nei tempi passati vi era collocata la guardiola o cassino, dove i soldati a turno sorvegliavano l’accesso alla fortezza. É l’unica rimasta, ben conservata, delle tre porte d’ingresso a Pietralunga. Uscendo dalla porta, sulla parete a destra sono tuttora visibili le feritoie di difesa e di controllo, mentre su quella sinistra, due lapidi, con la seguente iscrizione:
SUMPTIBUS HUIUS OPPIDI AC TRIBUTIS ALIORUM SUBDITORUM LOCORUM
ricordano il rifacimento delle mura castellane, avvenuto nel 1599, con il contributo della città e di tutti i luoghi ad essa sottomessi.
Dal balcone antistante, si può spaziare verso il verde pano¬rama, che a Sud circonda Pietralunga, e scorgere, a metà costa del Monte delle Croci, immerso nella pineta, il moderno Complesso turistico di Candeleto e, a valle, la zona industriale ed artigianale. Secondo precisi canoni urbanistici, tutti coloro che esercitavano la stessa professione artigiana avevano bottega sulla stessa via. A pratalonga esistevano quindi: La contrada dei FABBRI e dei MACELLAI ancora visibili le insegne in via del Forno e nei pressi di porta del Cassino. Quella dei Fornai – via del forno, dei falegnami – via di S. Agostino , dei pellai, tintori e Calzolai via di S.Agostino e via dell’Ospedale, dei mercanti, tessitori e banchieri – via della banca. Pratalonga aveva due piazze quella religiosa difronte alla pieve di Santa Maria e quella politico-economica attuale piazza dell’orologio, attraversata dalla via principale, dove gli uomini sbrigavano gli affari pubblici e lavoravano nelle oscure botteghe. Le donne ricche uscivano poco di casa, filavano tessevano e si facevano belle. Le popolane si raccoglievano in strada filavano e spettegolavano in compagnia. Al tramonto del solo la vita della cittadella si quietava, tutti si ritiravano in casa, perché le vie erano buie ed insicure, durante la notte passava la ronda. Splendide feste rompevano la monotonia quotidiana, la più grande era quella di San Gaudenzio patrono di Pietralunga.CONVENTO E CHIESA DI S. AGOSTINO
Tornando indietro per pochi metri, si incontra l’imponente complesso del Convento di Sant’ Agostino. La sua costruzione ri¬sale al XIII° secolo, e fino alla metà del XVII°, quando il conven¬to venne soppresso e trasferito a Cantiano, cittadina in provincia di Pesaro, ha svolto una funzione vitale nella vita sociale e religiosa della Comunità pietralunghese; qui, infatti, aveva sede anche la pubblica scuola, con regolari lezioni tenute dai frati agostiniani. All’interno della Chiesa, sopra l’altare maggiore, era con¬servato il “POLITTICO” di Ottaviano Nelli, una delle migliori opere del pittore eugubino, che aveva dipinto qui a Pietralunga nel 1403 e che, come abbiamo già accennato, dal 1955 è conservato presso la Galleria Nazionale dell’Umbria. Gli agostiniani si trasferirono qui perché Pratalonga aveva raggiunto in quei anni un discreto grado di autonomia politica, economica e sociale. Vi erano le condizioni adatte per garantire una sicura permanenza ai religiosi e le importanti via che vi passavano offrivano la possibilità di assistere i viandanti e propagare l’ordine religioso in altri luoghi dell’Umbria e delle Marche.
• Il Carmine
Scendendo le scale, che costeggiano il convento, dove, sui muri delle case limitrofe, si possono notare le tipiche porte medioevali del “morto” ( sempre murata, che veniva aperta solo per farvi passare i cadaveri) e del “vivo” (la comune porta d’ingresso), si perviene alla piazzetta del Carrnine, dove un tempo, esiste¬vano l’omonimo convento con lo “Spitale degli infermi” e la chiesa. Da qui, continuando a scendere le scale, si arriva in Via del¬l’Ospedale. In fondo alle scale, guardando a destra si nota il luogo ove era collocata la seconda Porta di Pietralunga, chiamata “carraia “, perché da qui avevano accesso i carri che trasportavano le merci e i prodotti commerciali ed artigianali.L’OSPEDALE
Continuando verso sinistra, invece, fatti una cinquantina di metri, ci troviamo, sulla destra, difronte all’edificio che, dal 1756 e fino alla fine del 1800, è stato la sede dell’Ospedale di Pietralunga. Realizzato tramite il lascito di Giovan Paolo Paolucci, l’Ospedale, pur continuando a funzionare autonomamente, venne accorpato a quello di Città di Castello nel 1780, per ordine del Delegato Apostolico Gazzoli. L’edificio, in parte proprietà comunale, dopo un accurata opera di restauro, è utilizzato quale sede del CENTRO DI DOCUMENTEZIONE STORICA ed Archivio Storico di Pietralunga. Tutta Via dell’Ospedale è interessante da vedere con i suoi edifici medioevali a schiera, con le case torri ed i suoi vicoli in salita che la raccordano al borgo superiore.
PALAZZO DEL GONFALONIERE
Percorsa per interno Via dell’Ospedale e dopo aver salito la prima rampa di scale di Via del Bottegone, si gira a sinistra per Via del Forno,dove, nel punto in cui si allarga, si può notare una costruzione a torre, .con finestroni ad arco sulla facciata che ne evidenziano l’eleganza, già sede del Gonfaloniere e del Camerlengo di Pietralunga.
PALAZZO DELL’ OROLOGIO
Si imboccano, quindi, le scalette che conducono alla via su¬periore e si gira a destra dove si apre Piazza Principe Amedeo, un tempo centro vitale della città. L’elegante e sobria costruzione che la sovrasta è il Palazzo su cui sono collocati il macchinario e le campane dell’Orologio. Fin dal 1645, Pietralunga possedeva un orologio pubblico, ma era posto sul vecchio campanile della Pieve; per disaccordi sorti tra l’arciprete e il governo della città, nel 1761 venne deciso di acquistare nuove campane e collocarle insieme al vecchio Orologio sulla torre del Palazzo che stiamo ammirando e, da quella data, l’orologio ha sempre scandito, giorno e notte, le ore della nostra storia.
• Casa medioevale
Oltre al pozzo che si trova al centro della piazza, va notata, sul retro del palazzo dell’orologio, una piccola costruzione madioevale, ritenuta una delle case più antiche di Pietralunga. Proseguendo la visita, dopo l’ultimo tratto in salita di corso Matteotti, che si apre alla vista dell’imponente mole della Rocca, si perviene, al punto di partenza, in Piazza 7 Maggio.Piazza VII Maggio e il Monumento Regionale al Partigiano Umbro
Il 7 maggio 1944, Pietralunga subiva un disastroso rastrellamento, che culminava con la fucilazione di cinque ragazzi nella piazza centrale del paese. Pietralunga è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione, a cui è stata assegnata la Medaglia di Bronzo al Valor Militare per i sacrifici della sua popolazione e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale ecco perché è anche sede del Monumento regionale al partigiano umbro, posto nel parco della pace.
Zona Libera di Pietralunga. L’8 settembre 1943, presso il voc. San Salvatore, e il 13 settembre 1943, in loc. San Faustino del Comune di Pietralunga, si costituivano i nuclei di resistenza ai nazi-fascisti. Dai primi nuclei nasceva una Brigata organizzata, in seguito denominata Brigata Proletaria d’urto San Faustino. Dopo un inverno di resistenza e vari scontri militari, finalmente il 30 aprile 1944, la Brigata occupava la caserma dei Repubblichini di Pietralunga e dichiarava Pietralunga Zona libera insediando di nuovo il sindaco Luigi Pauselli, cacciato dai Fascisti nell’aprile del 1921, festeggiando nella massima libertà, dopo 23 anni, la festa del 1º maggio. Dopo questa data, il 7 maggio 1944, Pietralunga subiva un disastroso rastrellamento, che culminava con la fucilazione di sette ragazzi nella piazza centrale del paese e con quella, il 9 maggio 1944 a Città di Castello, senza processo, del martire della resistenza Venanzio Gabriotti. Il territorio diveniva teatro di sanguinosi scontri, tra alleati e partigiani da una parte, e nazi-fascisti dall’altra, con devastazioni e perdite umane anche tra i civili, sino alla definitiva liberazione avvenuta il 29 luglio 1944. Durante la prima guerra mondiale (1915-1918) oltre cento cittadini pietralunghesi perirono per il bene e la difesa della patria. A ricordo la popolazione ed il Comune eressero un monumento al centro dei giardini nella piazza principale.Da vedere nei dintorni:
Santuario della Madonna dei Rimedi
La Chiesa, tuttora officiata (il sabato pomeriggio vi si celebra la messa), è situata, a sud, sulla provinciale per Umbertide, a poco più di un chilometro di distanza dal centro storico di Pietralunga. La seconda domenica di settembre di ogni anno vi si celebra la tradizionale Festa della Madonna dei Rimedi.
Era sorta, contemporaneamente a quella principale, come Pieve extra urbana di Pietralunga. Nei primi anni del ‘500, per un fatto miracoloso – la Madonna era apparsa ad alcune fanciulle e ad alcune monache del Convento benedettino di Santa Maria del Ponte o delle Soraccia – divenne un centro di intensa devozione mariana e nel XVII° secolo, ampliata ed abbellita, assunse le caratteristiche architettoniche odierne. secondo la tradizione sacra si ritiene che vi abbia pernottato San Francesco, durante i suoi frequenti pellegrinaggi da Assisi, a Gubbio a alla Verna.
Pieve de’ Saddi
La Pieve de’ Saddi, distante da Pietralunga circa 12 Km., è un edificio a pianta rettangolare allungata, diviso in tre navate, separate da colonne massicce e squadrate; è coperto da un soffitto a capriate e arricchito da un’ abside di forma semicircolare e dal portico o nartece. É il tipico esempio della Basilica paleocristiana. La costruzione è saldamente vincolata al suolo e appoggia sopra una cripta, di dimensioni ridotte rispetto al piano superiore, ma che si accorda perfettamente con l’insieme di tutto l’edificio. Dal piano sacrificale, attraverso anguste scalette, si accede alla cripta dove, in origine, era situata la tomba di San Crescenziano. Sopra la scala sinistra, non può sfuggire un pregevole bassorilievo della fine del XIII° secolo raffigurante San Crescenziano nell’atto di uccidere il drago. La,Chiesa è dominata da una torre del IX° secolo che si eleva alta e possente sulla vallata, benchè priva della merlatura originale. Il torrione, nella sua fattura, e di mirabile eleganza: all’interno vi è una specie di vestibolo risalente al XV° secolo, con volticelle sostenute da mensole, e da cui ha inizio una scala sulla cui sommità troneggia uno stemma della famiglia Vitelli in maiolica cromata, del 1521. Una finestra guelfa attribuisce distinzione alla facciata della torre: sembra che da qui si affacciassero i Vescovi a benedire il popolo, che si raccoglieva a Saddi durante le feste in onore del Patrono.
Il territorio pietralunghese è stato testimone anche della affermazione del cristianesimo in Alto Tevere; di ciò fanno fede le vicende di San Crescienziao, un legionario romano al quale la leggenda sacra attribuisce l’uccisione di un drago che infestava le nostre zone alle porte di Tiferno (Città di Castello). Crescenziano, messaggero della nuova dottrina, venne decapitato e sepolto a Pieve de’ Saddi, dove, a ricordo, sopra le vestigia di un preesistente tempio pagano, venne edificata la Pieve, per accogliere le spoglie del martire.
La chiesa, recentemente ristrutturata, è aperta TUTTI i giorni da maggio a settembre, e tutte le domeniche dal lunedì di Pasqua alla prima domenica di ottobre.
Per visite in altri giorni si può contattare il numero 380.5148148
Santa Maria delle Grazie di Castelfranco
Narrano le cronache che, ad un quarto di miglio di distanza dall’antico Castello di Castelfranco, esisteva una piccola cappella dove un’affresco, raffigurante la Madonna, era oggetto di continua venerazione. « Era prossima a quattro strade, frequentate da passeggeri, che da Città di Castello conducono a Cagli e da Gubbio ad altri luoghi nella provincia della Romagna. [vi prossima è la divisione delle acque, altre delle quali vanno al Mediterraneo ed altre al! ‘Adriatico. Rovinò dall‘antichità questa piccola cappella e ricostruita crebbe tanto la divozione de‘ popoli che meritò di essere favorita dalla Vergine da frequenti grazie e miracoli.» L’elegante costruzione cinquecentesca, posta circa a 8 Km di distanza da Pietralunga, merita di essere visitata anche per l’ampia veduta, che si gode da questo luogo, delle vallate verso l’Adriatico, da una parte verso il Tirreno, dall’altra. La Chiesa e regolarmente officiata e per raggiungerla è sufficiente prendere la provinciale per Cagli e ui si può scegliere di raggiungere la Pieve di Aggiglioni, altro importante nucleo religioso del territorio pietralunghese, oppur Castelguelfo borgo fortificato con il suo antico castello, Corniole e, alle falde del Monte Nerone, Collantico, patria dei Fiorucci e dei Martinelli.
Strada Romana
Nel periodo romano – il più florido – Pietralunga è conosciuta col nome di Forum Julii Concupiensium. Di questo periodo restano significative testimonianze, come ville, acquedotti, monete e importanti strade (diverticula) con tratti interamente basolati
Il più importante di questi è il diverticolum (strada romana) che collegava l’alta Umbria (Città di Castello, Gubbio e Perugia), attraverso Pietralunga, alla via consolare Flaminia in prossimità di Cagli, se ne conserva un tratto lastricato con basoli di arenaria, lungo m. 300 e largo m. 4.30.
Museo Ornitologico
La sede e la Raccolta
La storia del Museo Ornitologico di Pietralunga comincia nel 1969 , quando Silvio Bambini fece imbalsamare un fagiano donatogli da un amico. Dopo qualche anno nacque una raccolta che sarebbe presto diventata una vera e propria collezione della fauna del territorio umbro. Silvio Bambini, animato dall’intenzione di conservare campioni di selvaggina locale, di cui si rischiava di perdere anche la memoria, riuscì in poco tempo a recuperare numerosi esemplari di specie diverse grazie anche alla collaborazione di molti cacciatori dell’ Alta Valle del Tevere. Gran parte di queste specie sono oggi tutelate dalla vigente legislazione venatoria.
Quasi tutti gli uccelli e i mammiferi furono acquistati e fatti imbalsamare dal Bambini, il quale realizzò anche le teche di vetro per la loro conservazione. Agli inizi del 1976, la collezione si arricchì a tal punto che il curatore decise di esporre al pubblico per la prima volta gli oltre 230 campioni in un locale di via Albizzini a Città di Castello. Nel gennaio 1978 lo stesso Comune di Città di Castello, riconoscendone il valore naturalistico, concesse due piccole sale all’interno della prestigiosa villa-museo Cappelletti, importante edificio in stile neoclassico oggi sede di una raccolta ferro- modellistica di treni in movimento in scala 1:20 degli inizi del Novecento. Durante la prima metà degli anni ottanta Silvio Bambini continuò a incrementare la sua collezione nella speranza di poter allestire un vero e proprio museo ornitologico. Gli spazi della villa-museo Cappelletti divennero ben presto insufficienti per accogliere nuovi esemplari e gli orari di apertura al pubblico troppo limitati; di qui l’idea di vendere la collezione a chi ne avesse garantito la conservazione, l’esposizione in ambienti idonei e l’utilizzo nell’ ambito di attività di educazione ambientale.
Nel 1989 la Comunità Montana Alto Tevere Umbro si aggiudicò l’acquisto della collezione ornitologica e la sua conservazione come testimonianza del patrimonio faunistico umbro. Oggi la raccolta è ospitata nell’ex caserma delle Guardie Forestali di Pietralunga, recentemente ristrutturata grazie ai fondi della Regione Umbria e divenuta sede del Museo Ornitologico Naturalistico “Silvio Bambini”. Essa si trova all’interno dell’ oasi naturalistica di Candeleto, caratterizzata da estesi boschi di conifere e querce, ove la vegetazione dell’ alta collina, in parte spontanea e in parte impiantata dall’uomo, negli anni tra il 1935 e il 1938, nel tentativo di ricoprire un’ area rimasta incolta a pino nero d’Austria, si alterna a pascoli e campi coltivati, offrendo un habitat idoneo a molte specie di animali.
La collezione ornitologica
Attualmente la collezione Bambini è costituita da circa 320 campioni, 280 uccelli e 40 mammiferi. Essa rappresenta quasi completamente il patrimonio ornitologico dell’ Appennino Umbro.
Nel corso del suo primo periodo di formazione (1969-1978) sono entrate a far parte della collezione soprattutto specie locali caratteristiche degli eco sistemi boschivi, palustri, fluviali, rurali e dei centri abitati dell’ Alta Valle del Tevere e alcuni elementi tipici della dorsale appenninica umbro-marchigiana provenienti dai valichi di Bocca Trabaria e Bocca Serriola. Durante il secondo periodo di formazione (1980-1985) il numero di pezzi della collezione è aumentato grazie all’ acquisizione di esemplari di provenienza esterna, in particolare di specie tipiche degli ambienti marini e dell’ arco alpino e altre specie provenienti dall’Europa orientale e settentrionale.
Per quanto riguarda gli esemplari raccolti localmente, ma provenienti da regioni anche molto lontane forse a causa dell’influenza negativa degli agenti atmosferici durante i lunghi tragitti migratori, molto importante è il ritrovamento, casuale per l’Italia, di un Umbra o Chlamydotis ondulata, attualmente vivente in NordAfrica e in Asia. Sono conservate inoltre nel museo specie sconosciute per l’Italia centrale come il fenicottero rosa, presente in Italia solo in Sardegna, e forme cosiddette “anomale” come il merlo bianco. Quest’ ultimo rappresenta infatti un tipico esempio di albinismo, ovvero della mancanza della naturale colorazione delle penne a causa della quale queste sono di colore bianco soltanto in alcune parti o addirittura su tutto il corpo. Sono conservati nel museo molti uccelli che presentano marcato dimorfismo sessuale, stagionale o giovanile, cioè forme diverse per una stessa specie a seconda del sesso, della stagione o dell’età dell’esemplare. Alcune di queste specie sono rappresentate da due o più esemplari con piumaggio diversificato: il quattrocchi, lo sparviere, il fagiano, la pittima reale e il combattente. Altre specie di uccelli della collezione sono invece quelle considerate oggi come rare, ad esempio l’aquila reale, il gufo reale o la ghiandaia marina. Per quanto riguarda gli esemplari appartenenti ai mammiferi, la raccolta è composta da 40 campioni; i più importanti sono un capriolo e un lupo, insieme al tasso e all’istrice tipici di tutto l’Appennino centrale.
La collezione Silvio Bambini è importante per vari motivi: dal punto di vista scientifico rappresenta un quadro quasi completo degli uccelli e dei mammiferi dell’Umbria, costituendo così uno strumento di riferimento indispensabile per la conoscenza e lo studio della fauna dell’Appennino centrale; dal punto di vista dell’ educazione ambientale il Museo e la collezione rappresentano uno strumento importante per svolgere attività di salvaguardia e sensibilizzazione verso le problematiche ambientali promosse dalla Comunità Montana e dalla Guardia Forestale dello Stato. Quest’ultima, che attualmente gestisce il Museo, ha messo il proprio personale, in servizio presso il Comando Stazione di Candeleto, a disposizione dei visitatori che vogliono effettuare visite guidate al Museo e all’oasi naturalistica.
Il museo Ornitologico è aperto tutte le mattine dal lunedì al venerdì dalle 7:30 alle 1:30 e il sabato dalle 7:30 alle 11:30
L’economia locale si basa prevalentemente sulla produzione agricola: con produzione di tartufo bianco, cereali (molto richieste le patate di Pietralunga).
Anche l’allevamento è ben avviato.
Sono presenti anche industrie artigiane operanti nel settore del vestiario-tessile ed alimentare.
Il turismo ( molto bello il moderno complesso ricettivo di Candeleto che offre campeggio, ristorante, piscina e campi da Tennis) è in forte sviluppo grazie anche alla bellezza naturalistica del territorio pietralunghese.
Religiose: 29 settembre, “Festa del patrono San Gaudenzio”.
Tradizionali-Culturali:
La mattina di Pasqua, ab immemorabilis si festeggia con le uova sode mediante lo svolgimento della manifestazione della TOCCIATA. E’ la TOCCIATA un antico gioco che a quel che si dice non è stato interrotto neanche durante le due guerre mondiali. L’avvenimento si svolge ai piedi della maestosa rocca longobarda(VIII sec.) tra 10 giocatori per tornata che hanno a disposizione due uova ciascuno su una fila di venti; si fa la conta per chi dovrà scegliere il primo uovo, poi con in mano un uovo sodo, a turno, si picchia su quello dell’avversario; il giocatore che rimane con l’uovo intatto continua il giro, l’altro viene eliminato e prende, dalla fila, il secondo uovo a lui destinato e si continua. Il giocatore che termina la tornata con l’uovo intatto si dice esente, cioè disputa di diritto la successiva tornata. Una volta le tornate andavano ad esaurimento per mancanza di nuovi partecipanti e tutti tornavano a casa con le uova vinte in saccoccia; attualmente, all’incirca verso mezzogiorno, si disputa una tornata finale fra tutti i vincitori delle batterie per consacrare con un premio ( di solito un cesto pieno di prelibatezze locali), il re della TOCCIATA. Naturalmente nel rispetto di una antica tradizione pasquale viene offerta una colazione a base di uova sode, torta con formaggio farcita di salame, capocollo ed altro. In numeri: vengono bollite 1300 uova di cui ne rimangono integre per il gioco circa 1100, si fanno una cinquantina di tornate dalle 10:00 mattina fino a mezzogiorno per arrivare alla finale. Il grande cerchio della finale comprende tutti i vincitori delle singole tornate effettuate, quindi una cinquantina di persone, chi vince questo ultimo giro ha in premio, prelibatezze locali, come già detto e… un bel numero di uova. Il giorno seguente alla tocciata, il lunedì di pasquetta ( a Pietralunga la Pasquetta in passato tradizionalmente era festeggiata il primo martedì dopo Pasqua) è possibile riscoprire un’altra tradizione del nostro territorio,”La CHIOCCIA“, passeggiata con merenda tradizionale sull’aia a base di uova, tanto per rimanere in tema, torta pasquale, vino e … dolci, biscotti e…tutto quello che si può preparare e portare per condividere convivialmente alla fine della giornata. Ogni anno l’Associazione Valle del Carpina ripropone questa tradizione, organizzando “Gimo a fa’…la CHIOCCIA” passeggiata naturalistica tra le colline e i boschi del nostro incontaminato territorio. Partecipando a questa iniziativa si possono degustare i piatti tipici pietralunghesi preparati dagli stessi partecipanti.
Primo sabato e domenica di agosto “l’Estemporanea di Pittura” si organizza da due anni, e ogni anno hanno partecipato più di 60 pittori. E’ una manifestazione che attira pittori provenienti da tutta Italia, che dislocati per le vie e piazze del paese realizzano da piccoli a grandi capolavori avendo come tema principale delle loro opere gli scorci e i panorami di Pietralunga, esaltandone così le bellezze architettoniche. Rendono vivo e frizzante, attraversato da fiumi di colori ed energia, l’incantevole centro storico del nostro borgo antico. Per gli amanti della e pittura e arte in genere. Il centro storico diventa un museo a cielo aperto dove si possono ammirare gli edifici storici e le neo pitture dei tanti artisti che in quei giorni lo animano. Vi è una giuria che premia i primi 5 quadri che rimarranno di proprietà del comune e che attualmente si possono ammirare presso l’ingresso e il vano scala della stessa Casa Municipale.
Seconda domenica di agosto, “Palio della Mannaja”, con la gara del “biroccio” e tutta la settimana precedente a partire dal lunedì è ricca di eventi collegati al Miracolo della Mannaja e non solo. Il Palio è la manifestazione storica più importante del paese, rievoca un fatto realmente accaduto a Pietralunga l’11 settembre 1334, quando un certo Giovanni di Lorenzo di Picardia per recarsi in pellegrinaggio a Lucca passò per Pietralunga, qui venne ingiustamente accusato di aver ucciso un uomo e per questo condannato a morte. Poco prima dell’esecuzione lo sventurato si rivolse fiducioso al Volto Santo e nel momento in cui il boja tentò di tagliargli la testa con la mannaja accadde qualcosa di miracoloso: la lama si rivoltò. Molte le testimonianze che supportano tale fatto, tra cui una lettera autografa di Branca de’ Branci, podestà di Pietralunga e la stessa mannaja, conservata nel Duomo di Lucca, appesa vicino alla Cappella del Volto Santo a testimonianza del miracolo accaduto. Quindi è possibile oggi ammirare la Mannaja, di fronte alla Cappella del Volto Santo, nella colonna di destra, del Duomo di Lucca, dove si nota la mannaia “che non offende un innocente“. Poco sotto una lapide in marmo ricorda il miracolo, uno dei tanti, effettuato dal Volto Santo, e dice: “fermati un momento ed ammira il prodigio. Nell’anno del signore 1334 Giovanni di Lorenzo implorato con preghiera aiuto questa santa croce la mannaia sollevata per sua morte lo conserva in vita e ne fa palese innocenza: poichè era stato falsamente accusato omicidio gola prontamente sottopose al ferro ben tre volte si rende molle per salvarlo. va impara che nessuna più efficace dell’innocenza ottenere prodigi.” Adesso a 650 anni di distanza la mannaia è conservata nella cattedrale a ricordo perenne di quanto avvenne quel giorno. A tale proposito il sabato sera viene realizzata la rievocazione storica del miracolo. Ma il momento più appassionante, è la domenica pomeriggio, con la tradizionale corsa del Biroccio, un pesantissimo carro utilizzato durante tutto il medioevo per trasportare i condannati a morte. 430 kg spinti a mano dai rappresentanti dei 5 rioni: Borgo de Sopra, Borgo de Sotto, Quartiere del Monte, Quartiere delle Valcelle e Quartiere del Piscianale. Chi effettua il percorso nel minor tempo possibile vince. Una vera corsa a tempo, davvero entusiasmante. Settimana ricca di eventi per gli amanti di concerti, teatro, musica e folklore dove è possibile, oltre che entusiasmarsi con la rievocazione del Miracolo e la Gara del Biroccio, partecipare alla tradizionale cena del palio, ammirare lo spettacoli dei “Sbandieratori e Tamburini” di Pietralunga, il corteo storico. In oltre per i buon gustai per tutto il week end taverne, botteghe ed osterie per tutto il centro storico, dove è possibile ammirare ed acquistare prodotti dell’artigianato locale, degustare la gastronomia locale e soprattutto assaporare l’accogliente atmosfera pietralunghese.
Secondo week end di ottobre “Mostra Mercato del Tartufo e della Patata Bianca. La manifestazione è un appuntamento da non perdere per la golosità della proposta gastronomica. Vari piatti a base di tartufo Bianco e della patata bianca possono essere gustati presso i ristoranti locali e taverne. Nei vari stands allestiti per l’occasione un vastissimo assortimento di prodotti tipici (formaggi, salumi, marmellate, prodotti del bosco ecc…). Un fine settimana all’insegna della qualità, dell’enogastronomia, della cultura, della storia e del folklore. Pietralunga può essere definita a pieno titolo terra d’eccellenza per il tartufo tant’è che ogni anno sono molti coloro che visitano la mostra. Il tartufo di Pietralunga è esportato in tutta Europa, Stati Uniti, Asia e Russia, essendo una realtà produttiva importante per il territorio. Un altro prodotto tradizionale sono le famose “Patate di Pietralunga” molto apprezzate nel nostro comprensorio. Di pasta finissima e dal gusto inimitabile, sono ideali per realizzare uno dei piatti locali più gustosi e cioè “Gli Gnocchi”, naturalmente al tartufo. In questi giorni è possibile degustare ed acquistare di prodotti tipici, ammirare la gara cani da tartufi, partecipare alla gara podistica “La tartufissima” e per gli amanti del Jazz tutti i pomeriggi “Jazz con tartufo” i grandi nomi della musica Jazz si esibiscono a Pietralunga.
Manifestazioni varie durante il corso dell’anno, per informazioni telefonare Comune tel. 075-9460216.
Giorno di mercato: venerdì.