Il Parco del M.Cucco si estende in provincia di Perugia, nell’estremo lembo dell’Umbria nord orientale, al confine con le Marche.
I suoi 10.480 ettari di superficie ricadono nei Comuni di Costacciaro, Fossato di Vico, Scheggia Pascelupo e Sigillo.
Dopo i Monti Sibillini è questa la zona dove maggiormente si elevano le cime dell’Appennino umbro marchigiano, con Monte Catria che svetta fino a 1707 m di quota, seguito dai 1566 m del Monte Cucco.
L’area del Cucco è una zona dove l’intensa e profonda tettonizzazione (fratturazione di varia natura) ha permesso alle acque meteoriche di penetrare fino alle massime profondità, producendo una situazione geologica unica nel suo genere con il drenaggio delle acque meteoriche attraverso vie sotterranee, lungo gli intricati reticoli di grotte e pozzi che si sviluppano all’interno delle masse calcaree.
Sul Monte Cucco e dintorni si sono creati dei veri e propri bacini idrografici sotterranei, nelle parti più profonde, il cui sbocco in superficie dà origine alle tante sorgenti pedemontane del versante orientale e occidentale.
Anche l’idrografia superficiale è importante, tanto che qui esistono i due principali corsi d’acqua perenni d’alta quota dell’Appennino umbro marchigiano: il Rio Freddo e il Rio delle Prigioni, ricchi di acque limpide e pure; inoltre il territorio del Parco del Monte Cucco contiene un nodo di grande importanza, tanto che da esso prendono origine tre fra i più importanti corsi d’acqua dell’Italia centrale: il Fiume Chiascio, il Fiume Sentino e il Fiume Burano-Metauro.
Iil Massiccio del Monte Cucco, risente del clima balcanico continentale (freddo secco, venti di tramontana) quanto dell’influenza temperata marittima (correnti umide e calde del bacino occidentale del Mediterraneo).
Il “caldo” Mare Tirreno dista appena 150 km e non si frappongono ostacoli di sorta, mentre l’Adriatico è addirittura a 55 km.
Nella zona del Parco si verifica un braccio di ferro fra venti di SW e venti di NE che si contendono il predominio climatico.
E ad ogni passaggio di fronte dei venti avvengono delle precipitazioni. Le più abbondanti sono quelle legate ai passaggi da occidente ad oriente; le più nevose quelle che comportano l’afflusso di correnti continentali in contrasto con masse d’aria umide e “calde”.
La temperatura media annua a valle è di circa 11°C; ma nelle vette più elevate ad esempio, a 1550 m di quota la media annua è di appena 4°C.
Con il clima appena descritto e le intense precipitazioni meteoriche che si verificano, il Parco del Cucco non poteva che essere verdissimo, ricoperto di prati e di boschi, molti dei quali di pregiatissimo alto fusto che ricoprono quasi interamente il versante orientale del Parco e che contengono esemplare di faggio, di acero, di leccio, di castagno, di tasso e di carpino bianco plurisecolari, presenti anche alcuni esemplari di abete bianco.
Il Monte Cucco colpisce per la straordinaria varietà di paesaggi incontaminati a portata di mano di tutti con una rete di sentieri segnalati che si estende in ogni settore per oltre 120 km.
Il Parco del Monte Cucco si distingue per la spettacolarità dei fenomeni geologici, prima fra tutti la Forra di Rio Freddo, profonda incisione che marca gran parte del confine orientale del Parco.
E’ una gola – scavata nell’ultimo milione di anni dal Torrente Rio Freddo nei calcari massicci del Lias Inferiore – che colpisce sia per il suo insieme di dirupi vertiginosi sia per le sue cascate, le rapide e i laghi, racchiusi fra ripide e inaccessibili pareti, sempre in penombra perché i raggi del Sole non riescono ad entrarvi.
Da segnalare anche l’Orrido del Balzo dell’Acquila (uno degli spettacoli più suggestivi del territorio del Parco) , incisione profonda dei calcari liassici del Monte Catria; la sua discesa necessita conoscenze tecniche elevatissime ed è sconsigliabile per le persone inesperte.
E il punto di osservazione migliore, si trova lungo la strada che sale con stretti tornanti da Fonte Avellana alla cima del Catria (Strada delle Scalette).
Altra tappa è l’Orrido del Ponte a Botte, in territorio di Scheggia, scavato nelle coloratissime stratificazioni di Scaglia Rossa dal Torrente Serra, la cui visita non richiede alcun particolare accorgimento tecnico; così pure la Valle delle Prigioni (un profondo canyon la cui traversata non richiede alcuna conoscenza tecnica) dove tutti possono godere dell’imponente spettacolo del corso d’acqua attraversano le immanenti rocce della Scarpa del Diavolo.
Le Lecce, imponente muraglia naturale del versante occidentale del Parco posta poco sopra l’abitato di Sigillo, i dirupi del Fossa Seccasopra Costacciaro, le pareti orientali del Cucco, la Muraglia delle Liscarelle, il Corno di Catria sopra Isola Fossara, sono solo alcuni esempi degli effetti prodotti dall’intensa fratturazione delle stratificazioni calcaree.
Per rimanere in temi geologici, estremamente indicativi sono i piegamenti che possono essere osservate all’uscita del tunnel dellaFlaminia a nord del Valico di Scheggia. Ci vengono da tutto il mondo per studiarle e documentarle.
Il Parco del Cucco è anche il Parco delle sorgenti ed ogni escursione ne propone qualcuna, piccola o grande che sia.
Le più importante sono la Scirca, risorgente di tutte le acque raccolte nella Grotta di Monte Cucco, la Risorgente delle Lecce, lo Sturo della Piscia, che forma un balzo di oltre 20 m costruendo porose e friabili rocce di travertino, la risorgente di “troppo pieno” denominata Buca di Mazzapane.
E poi tutta una miriade di piccole sorgenti, come l’Acqua Passera, iTrocchi di S.Girolamo, L’Acqua del Ranco Giovannello, l’Acqua Fredda, Fonte S.Giglio, La Fonte di Pian delle Quaglie, l’Acqua Ghiacciata, i Trocchi del Purello, i Trocchi del Borghetto, la sorgente del Vetorno, il Bottino, la Sorgente del Sodo, l’Acquasanta, le Gorghe, Fonte del Tino, l’Acqua del Cupo, l’Acqua Ferrata, la Sorgente di S.Pietro a nord est di Val di Ranco.
Un’altra attrattiva del Parco, sono le Cave Sotterranee di Valdorbia(Scheggia), un reticolo di decine di chilometri di grandi gallerie, scavate artificialmente per ricavare marna da cemento e pietra litografica.
Il Monte Cucco è una riserva di grandi boschi di faggi secolari, come quello della Madre dei Faggi vicino a Val di Ranco e quelli, ancora più estesi, del Col d’Orlando, del Monte Le Gronde, del Niccolo e del Corno di Catria.
Non mancano in questi “piani montani” esemplari, piccoli e grandi, di acero, di ciliegio selvatico e di carpino bianco (rarissimo). Durante la primavera, nei piccoli e grandi prati fra i boschi è tutto un fiorire di vivi colori: i bianchi bucaneve, i rosati crocus, i gialli ranuncoli, le viole, le primule, i miosotis, le orchidee selvatiche, la menta selvatica. Appena arriva l’estate, nelle nascoste radure del bosco, dove penetra un po’ più di luce, ecco sbocciare il fragile e roseo giglio martagone, maturare le saporitissime fragoline e i piccoli grappoli di ribes rosso.
Sotto i 1000 m di quota domina il carpino, quindi l’ornello, l’acero (nei suoi vari tipi), il frassino, il corniolo, il ciliegio selvatico, il nocciolo (la dialettale “avellana”), il corbezzolo, il pungitopo, l’alloro selvatico, il bosso. Il leccio, la roverella e il cerro hanno bisogno di terreni ben esposti al sole. Nelle parti più umide e in ombra è frequente il pungitopo. Più a valle non manca l’infestante robinia, boschi di querce sempreverdi (leccio).
Nelle radure e ai bordi dei sentieri prevalgono le erbe aromatiche (santoreggia, timo, erba cipollina) che, specie nelle giornate calde, saturano l’aria di fragranti profumi. E’ questo il regno del tartufo e deifunghi più pregiati come i porcini e le ovole.
Per cio che riguarda la fauna selvatica, possiamo menzionare i tassi, istrici, faine, donnole, volpi sono tuttora comuni. Numerosi scoiattoli (in genere di colore nero), ghiri, moscardini, quercini, topi selvatici, campagnoli rossastri, toporagni, popolano il bosco. Le fronde degli alberi sono abitate da fringuelli, cince, scriccioli, picchi verdi, cuculi, upupe; e l’urlo stridulo della ghiandaia, sentinella del bosco, mette in guardia tutta la comunità all’arrivo di un pericolo. I migratori della selva come il colombaccio e la beccaccia sono di passo, e in qualche occasione il primo nidifica. E allocchi, civette, barbagianni, gufi non mancano. Un po’ ovunque lepri, arvicole, talpe. E poi ancora allodole, prispoloni, cilbanchi, ballerine bianche, sordoni, codirossi e codirossi spazzacamino.
Gli spazi aperti, specie sulle rive dei ruscelli e dei fiumi, ospitano rettili come i saettoni (lunghi anche più di 2 m), i frustoni, le vipere, i marassi, le bisce dal collare (innocui rettili di grandi dimensioni, che spesso vengono scambiati per “vipere giganti”).
Lungo le sponde dei torrenti, le cui acque ossigenate sono ancora popolate dalla trota fario e dal gambero di fiume, non è difficile ascoltare l’armonioso canto dell’usignolo di fiume, di rado intercalato dalle stridenti note del merlo acquaiolo e del martin pescatore, che compiono incredibili evoluzioni subacquee.
I piccoli cinghiali autoctoni sono oramai quasi scomparsi, soppiantati dai ben più massicci e distruttivi cinghiali alloctoni.
Sulle cime più alte dell’Appennino ancora sopravvivono,le rondini di montagna; il picchio muraiolo, taccole e cornacchie grigie, poiane, gheppi, sparvieri, falchi pellegrini, nibbi.
Sul Parco del Monte Cucco sopravvivono ancora aquile reali, lupi, martore, gatti selvatici, gufi reali, e speriamo ancora di poter avvistare la giocosa lontra nelle fredde acque del Sentino e del Rio Freddo.
Il Monte Cucco è anche e soprattutto il parco delle grotte. Il fenomeno carsico più imponente è sicuramente la Grotta di Monte Cucco, un vastissimo sistema sotterraneo che si estende per oltre 30 km, raggiungendo la profondità massima di 923 m. Per lungo tempo è stato il sistema carsico più grande e profondo d’Italia, uno dei maggiori fra quelli conosciuti.
Attualmente se ne conoscono tre ingressi, tutti posti nel versante nord orientale del M.Cucco: l’Ingresso Principale a quota 1390 m, il Pozzo del Nibbio a quota 1509 m (si apre praticamente sulla cima del Cucco), l’Accesso verso Pian delle Macinare a quota 1395 m, che ora è stato ostruito da un modesto riporto di detriti.