I centri della regione che sono stati fondamentali nella produzione d’arte tradizionale sono quelli di Deruta, Gualdo Tadino, Gubbio eOrvieto.
Ma possiamo parlare di un fenomeno diffuso capillarmente perché la maggioranza dei comuni umbri sono stati interessati, nella loro storia, dalle varie attività produttive della ceramica.
Si hanno, infatti, esempi di centri dove oggi è esaurita ogni lavorazione ma che in passato hanno conosciuto, insieme con una consistenteproduzione di terrecotte e laterizi, l’attività di laboratori di maiolica.
La qualità della produzione umbra oggi sta nella capacità di difendere la tradizione ma anche nel saper cogliere le linee del cambiamento e dell’innovazione.
Si sono affacciate negli ultimi anni in maniera decisiva nuove espressioni della creatività artistica che traggono spunto dall’arte moderna, sapendo innestare sull’arbusto della tradizione consolidata nuovi germogli.
La produzione di ceramiche a Deruta è documentata fin dal XIII secolo. Ma è fra la fine del secolo XV e la metà del XVI che essa vive il suo maggiore splendore, accanto agli oggetti di uso quotidiano compaiono pezzi ornamentali con motivi geometrici e antropomorfi.
La policromia cambia completamento rispetto alla tradizione precedente, appare il blu cobalto intenso e diluito, accanto al giallo su uno smalto impreziosito da sovrapposizioni che danno luogo ad un raffinato gioco di bianco su bianco.
In questo periodo si attesta con successo la produzione di ceramica a lustro, all’epoca detta “maiolica“, prima che il termine finisseper designare tutta la ceramica rivestita a smalto, che costituirà una prerogativa quasi esclusiva delle officine derutesi.
Molte opere uscite dalle botteghe artigiane derutesi sembrano, nei motivi e nei soggetti raffigurati, ispirarsi alle opere pittorichedell’artista perugino Bernardino di Betta detto il Pinturicchio.
Sono di questo periodo le caratteristiche coppe amatorie che costituivano oggetto di dono fra fidanzati.
Anche le piastrelle per pavimenti raggiungono un alto livello nella fattura e nel colore. Di gran pregio è quello della Cappella Baglioni nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Spello.
Tra i ceramisti la figura di maggior spicco fu senza dubbio quella diGiacomo Mancini soprannominato il Frate.
Verso la fine del XVI secolo inizia la decadenza sia qualitativa (gli influssi esterni hanno il sopravvento sull’originalità) sia quantitativa, con la diminuzione delle botteghe artigiane.
La rinascita si ha all’inizio del Novecento dando luogo alla produzione moderna che recupera nei colori e nei disegni il periodo di maggior splendore.
L’attività di una serie di artigiani derutesi quali Isocrate Casti,Salvatore Grazia, Angelo Artegiani, Domenico Grazia, Ubaldo Grazia, Alpinolo Magnini, Francesco Briganti, fecero nuovamente diDeruta il massimo centro regionale di produzione ceramica.
Non fu solo il “revival” a caratterizzare la produzione del XX secolo.
Anche se con un certo ritardo, rispetto ai movimenti artistici europei, vengono realizzate opere influenzate dall’art decò e dal liberty ed anche dalle avanguardie del secondo Novecento.
Deruta oggi rappresenta il più importante distretto di produzione della ceramica dell’ Umbria.
Numerose sono, infatti, le aziende, più o meno grandi, che produconooggetti in ceramica, dalle stoviglie ai tavoli, riproducendo siadisegni classici sia elementi innovativi.
Suggeriamo al visitatore prima di iniziare lo shopping fra i numerosi spacci aziendali della parte bassa che costeggia la superstrada E45, di salire al borgo medioevale per visitare il Museo regionale della ceramica.
Questa visita permette di avere un idea delle componenti e articolazioni della manifattura derutese nelle diverse epoche.
Nelle ultime sale si possono vedere opere contemporanee a dimostrazione anche dell’interesse verso canoni estetici che non siano solo quelli della riproduzione di opere rinascimentali.
Il Museo è ospitato all’interno di un complesso architettonico di grande valore storico-artistico quale è l’ex convento di San Francesco.
A pochi chilometri sorge l’interessante Santuario della Madonna dei Bagni.
Si tratta di una piccola chiesa, eretta alla metà del Seicento per soddisfare un voto, le cui pareti interne sono ricoperte di mattonelle votive in ceramica, fabbricate nella vicina Deruta, che riproducono le scene dello scampato pericolo.
Esse coprono un arco cronologico che va dalla metà del Seicento ai giorni nostri.
Le scene riprodotte sono naif, ma suscitano nei visitatori un grande interesse perché raffigurano, con molto realismo, gli eventi per cui vennero offerte, diventando cosi documenti fondamentali per una storia degli usi e costumi popolari.
Anche Gualdo Tadino fa risalire la sua tradizione ceramica al XIII secolo. Ma la produzione di “qualità” si ha nel Cinquecento, sulla scia di quello che stava accadendo a Gubbio con Mastro Giorgio, le cui opere influenzarono gli artisti gualdesi.
È in questo periodo, infatti, che le maioliche vengono realizzate conlustri metallici: rosso rubino e giallo oro.
Anche qui il declino e poi la ripresa nella seconda metà dell’Ottocento.
La rinascita a Gualdo Tadino porta il nome di Paolo Rubboli che nel 1873 diede vita all’azienda, la cui attività venne proseguita dopo la sua morte dai famigliari.
Il lustro di Rubboli è fatto di rosso rubino, rosato, giallo oro in varie intensità, mentre le ornamentazioni sono azzurro cobalto sufondo bianco.
Non solo i colori ma anche gli oggetti prodotti: piatti da pompa e vasi ornamentali segnano la rinascita gualdese.
Un altro nome di artigiano si affaccia alla fine dell’Ottocento, quello diAlfredo Santarelli, le cui opere anch’esse rievocano con grande maestria i capolavori del Rinascimento.
Oggi la ceramica gualdese spazia dalla produzione artistica tradizionale a quella industriale di oggetto d’uso e da arredamento.
Si possono fare compere nelle numerose botteghe e laboratori che si incontrano nella cittadina.
Ma per chi volesse sapere di più prima di fare acquisti consigliamo di visitare il Museo Civico presso la Rocca Flea.
Oltre ad importanti e interessanti opere di pittori umbri, come Matteo da Gualdo e Nicolo di Liberatore detto l’Alunno, sono esposte ceramiche del XIX e XX secolo.
Gubbio Fin dal 1300 risulta da dati d’archivio la presenza di ceramisti a Gubbio.
Ma la sua fama è legata al grande ceramista Giorgio Andreoli detto Mastro Giorgio, che giunse a Gubbio nel 1489 proveniente da Intra, sul Lago Maggiore.
Fu l’arte di applicare il lustro, di cui Mastro Giorgio fu maestro indiscusso, a render famosa la ceramica eugubina: oro, argento,verde, e soprattutto un bei rosso rubino di tonalità più intensa di quello di Deruta.
È proprio questa tonalità di rosso la novità che impose il grande maestro, diversificandola da quella di Deruta, che negli stessi anni accentuò la bicromia blu e oro.
Piatti, albarelli, coppe, vasi sono le lavorazioni che escono dalla bottega di Mastro Giorgio, ma sarà l’alzata su basso piede che, intorno al 1530, diverrà preponderante nella produzione del grande maestro.
Anche a Gubbio, dopo un lungo periodo di decadenza, la ripresa si ebbe nella seconda metà dell’Ottocento all’interno di un movimento culturale che investì l’Umbria con lo scopo di recuperare la tradizione rinascimentale.
La ripresa artigiana, opera dei vari Antonio Passalboni, Giuseppe Magni, Pio Pieri, Rodolfo Spinaci, si ispira ai lavori di Mastro Giorgio non solo per gli insuperabili riverberi rosso rubino ma anche per il modo di interpretare e riproporre immagini della classicità rinascimentale.
Negli ultimi quaranta anni del Novecento i ceramisti eugubini hanno intrapreso anche altre strade, oltre quella della produzione a riverbero distile cinquecentesco, come la lavorazione dei buccheri, lucidati e poi decorati a graffito o con smalti policromi e con oro oppureceramiche di ispirazione medioevale in cui predomina il blu cobalto.
Fra le tortuose vie medioevali che si diramano dall’imponente Palazzo dei Consoli si trovano numerose botteghe e laboratori dove è possibile comprare vasi, piatti, albarelli e buccheri.
Anche qui consigliamo una visita al Museo Comunale, dove oltre alleTavole eugubine e alla Pinacoteca, è possibile vedere una riccacollezione di ceramiche che va dal XVI secolo al “revival” ottocentesco, fra cui segnaliamo due piatti di Mastro Giorgio.
L’arte della ceramica ad Orvieto ha avuto origine dagli etruschi.
Nel Medioevo essa riprese vita ed i vascellari raggiunsero un livello qualitativo tale da portare la maiolica arcaica orvietana ad un primato indiscusso diventando un “modello” per altri centri produttivi italiani.
Tra la fine del Duecento e la metà del Trecento è il periodo di maggior splendore in cui si afferma la tipica maiolica in bruno e verde su smalto bianco arricchita da forme e combinazioni iconografiche, da raffinatezze stilistiche, in cui compaiono uccelli, pesci, animali, esseri umani e bestie dalle teste umane.
La riscoperta della maiolica arcaica nei primi anni del Novecento fornì le basi e gli incentivi per quel “revival” della produzione ceramica che, come in altri centri umbri, aprì ad Orvieto la prospettiva dellavisitazione storicistica, che si manifestò principalmente nella rielaborazione di forme e decorazioni antiche, adattate alla nuovaproduzione artigianale locale.
Nel periodo tra le due guerre, grazie al lavoro svolto dalla società Arte de’ vascellari di Orvieto, rinasceva un artigianato della ceramicaispirato dalla reinvenzione di nuove forme e ammodernate decorazioni che la sensibilità e la fantasia aveva creato nel lontano medioevo.
Aggirandosi per le suggestive vie medioevali della cittadina, dopo aver visitato le numerose opere d’arte che essa contiene, come non dimenticare il maestoso Duomo che svetta da lontano con le sue guglie bianche e il grandioso Giudizio Universale di Luca Signorelli, troverete la possibilità di acquistare nelle botteghe-laboratori lesplendide ceramiche, di cui suggeriamo le brocche con il largo beccuccio sporgente.
I Musei che si possoni visitare sul percorso:
Orvieto: Musei archeologici “Claudio Faina” e civico
Deruta: Museo Regionale della ceramica
Gualdo Tadino: Museo Civico Rocca Flea
Gubbio: Museo Civico
Comuni interessati dall’itinerario: Orvieto, Deruta, Gualdo Tadino, Gubbio